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Cassazione Penale – Sez. V – Sentenza n. 41324 del 7 ottobre 2013: Reati fallimentari. Responsabile di bancarotta fraudolenta l’Amministratore Unico che si fa carico delle spese necessarie per i lavori di adattamento dei locali della società, poi fallita dopo 4 anni, anche nel caso in cui la restituzione delle somme sia stata deliberata dall’assemblea.

Secondo la Suprema Corte di Cassazione è responsabile del reato di bancarotta fraudolenta impropria patrimoniale e documentale prefallimentare l’Amministratore Unico di una S.r.l. nel caso in cui, dall’analisi delle delibere dell’assemblea dei soci, risulti che lo stesso si sia fatto carico di spese effettuate in favore della società, simulando invece una reale condotta distrattiva.

Ad avviso dei Giudici del Palazzaccio, infatti, la delibera dell’assemblea della società, con cui era stata disposta la restituzione all’Amministratore Unico di alcune somme che questi avrebbe anticipato per effettuare dei lavori di adattamento dei locali aziendali, appariva comunque priva di riscontri documentali idonei a dimostrare che i costi sostenuti erano congrui con il volume d’affari dichiarato.

Quindi, la Suprema Corte, conformemente alla pronuncia del giudice di merito, ha ritenuto illegittima la delibera assembleare non solo perché sarebbe stata assunta in conflitto di interessi dall’imputato e dal socio ma anche perché avrebbe di fatto legittimato un’attività distrattiva fornendone una formale copertura.

Nessuna rilevanza è stata riconosciuta alla circostanza che il fallimento sarebbe avvenuto a distanza di anni.

Infatti, secondo i Giudicanti, la bancarotta fraudolenta per distrazione non solo è un reato di pericolo che punisce anche le condotte solo potenzialmente idonee a porre in pericolo i creditori, ma anche in ragione del fatto che è un delitto a dolo generico per la cui sussistenza è sufficiente la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa senza necessariamente avere la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa o di arrecare pregiudizio ai creditori